Lanciare una rete di sicurezza attorno al settore ittico

Un modello per attenuare la pesca illegale e proteggere gli equipaggi dei pescherecci nella catena di approvvigionamento del settore ittico

Lanciare una rete di sicurezza attorno al settore ittico
Fishing vessel

© Luke Duggleby/Redux/The Pew Charitable Trusts

Panoramica

La pesca illegale e non dichiarata conta fino a 26 milioni di tonnellate metriche di pesce l'anno, per un valore massimo di 23,5 miliardi di dollari. Questo significa più di 770 chili di pesce selvatico sottratti dai mari ogni secondo. Con quasi il 90% delle riserve ittiche completamente sfruttate o sovrasfruttate, affrontare il problema della pesca INN (illegale, non dichiarata e non regolamentata) è più importante che mai. I pescatori illeciti frodano le comunità costiere, che dipendono dalla salute della popolazione ittica, raggirano i consumatori che credono che il pesce acquistato provenga da catene di approvvigionamento legali, distorcono le valutazioni scientifiche delle riserve che si basano su dichiarazioni accurate e sabotano i pescatori legali che rispettano le regole.

Il progetto contro la pesca illegale The Pew Charitable Trusts sensibilizza le aziende del settore ittico, informandole su cosa può essere fatto per impedire al pescato illegale di penetrare nella catena di approvvigionamento. Esistono svariati accordi internazionali che regolamentano la pesca in mare aperto, se gli acquirenti ittici rispettano gli standard imposti, il pesce INN potrà essere eliminato dalla catena di approvvigionamento. Le aziende possono inoltre contribuire a garantire condizioni di lavoro sicure e dignitose in tutto il settore. Fino al 2017, anno in cui è entrata in vigore la Convenzione dell'ILO del 2017 sul lavoro nel settore della pesca1, non esistevano strumenti per definire standard internazionali per i lavoratori impiegati nel settore.

E quasi tutti i regolamenti di sicurezza globali falliscono nell'affrontare gli standard di sicurezza dei lavoratori, inclusa la Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare, e questo implica che le pratiche di sfruttamento possano facilmente passare inosservate. Coinvolgendo i rivenditori di prodotti ittici e i responsabili delle fasi di lavorazione del pesce, oltre ai settori dei servizi alimentari e dell'ospitalità, speriamo di raggiungere il consenso tra tutti i soggetti coinvolti circa le misure necessarie per tenere lontani i prodotti illegali dal commercio e migliorare le condizioni lavorative dei pescatori.

Cosa potete fare?

Voi, rivenditori, responsabili delle fasi di lavorazione e acquirenti di prodotti ittici nel settore alimentare e dell'ospitalità, potete ridurre il mercato del pesce illegale e, tramite politiche di acquisto responsabile, migliorare le condizioni di chi contribuisce con il suo lavoro alla vostra catena di approvvigionamento.

Potete seguire e tracciare la catena di approvvigionamento, mappando i collegamenti tra i responsabili della lavorazione del pesce, i porti di sbarco e le imbarcazioni da pesca, per identificare i proprietari delle aziende e verificare che aderiscano alle linee guida normative. I punti che seguono possono aiutare a tenere fuori dalla catena di approvvigionamento il pesce pescato illegalmente e a proteggere le persone che vi lavorano.

Fishing net

I rivenditori, i responsabili delle fasi di lavorazione e gli acquirenti di prodotti ittici nel settore alimentare e dell'ospitalità possono ridurre il mercato del pesce illegale e, con politiche di acquisto responsabile, migliorare le condizioni per chi contribuisce con il suo lavoro alla catena di approvvigionamento.

© John Andrew Uy/EyeEm/Getty Images

  1. È possibile identificare le singole imbarcazioni in modo univoco? In mancanza di un identificativo univoco, le imbarcazioni che conducono attività illecita possono cambiare nome o bandiera e sfuggire a ogni rilevamento. Il primo punto consiste nel richiedere che a ogni imbarcazione lunga almeno 12 metri2 sia assegnato un numero IMO, cioè un identificativo univoco e permanente, simile a un numero di serie che resterà con l'imbarcazione dal momento della costruzione a quello della demolizione. I numeri IMO sono il primo punto di riferimento per identificare le imbarcazioni e possono aiutare a ridurre la pesca illegale e a migliorare la sicurezza in mare. Nell’immediato, questo permetterà di esaminare subito le imbarcazioni verificando che non appartengano alle liste INN delle ORGP, e in futuro di controllarne lo storico nel registro globale delle imbarcazioni da pesca (Global Record of Fishing Vessels) della FAO.3
  2. Come individuare con certezza dove operano le navi da pesca? In assenza di un sistema di controllo sicuro di monitoraggio e tracciamento dell'attività di pesca, i pescherecci possono operare ovunque nel mondo, senza temere di essere individuati. Il secondo punto è richiedere che su tutte le imbarcazioni da pesca sia installato un sistema di controllo dei pescherecci (VMS) come dispositivo di localizzazione principale; un sistema di trasmissione satellitare sicuro sviluppato per la gestione della pesca e usato per segnalare la posizione dell'imbarcazione. Tutte le principali ORGP richiedono tale requisito alla maggioranza delle navi che operano sotto il loro regolamento, ma per verificare che il pescato della catena di approvvigionamento provenga da imbarcazioni che usano attivamente questo sistema, occorre richiedere i dati del VMS. Potete inoltre richiedere che tutte le imbarcazioni usino un sistema di identificazione automatica (AIS), che consente di incrociare e verificarne la posizione. Si tratta di un sistema progettato per impedire le collisioni, e le imbarcazioni che trasmettono la loro posizione da dispositivi AIS sostengono una maggiore sicurezza della vita in mare.
  3. Come riconoscere gli sbarchi soggetti a rigidi controlli portuali? I porti noti per un'applicazione troppo permissiva della legge o per le ispezioni limitate rappresentano un percorso principale attraverso cui il pescato illegale penetra la catena di approvvigionamento. L'Accordo sulle misure dello Stato di approdo o PSMA (Port State Measures Agreement) impone ai paesi di esercitare controlli più serrati sulle imbarcazioni battenti bandiere estere che richiedono l'accesso e l'utilizzo dei propri porti. Il terzo punto è migliorare, in collaborazione con i propri fornitori, l'applicazione del PSMA, controllando che i pescherecci battenti bandiera estera usino i porti designati per sbarcare o trasbordare il loro pescato. In tal caso, considerate l'idea di accordare la preferenza a questi porti per gli acquisti ittici. Potete inoltre promuovere l'adesione al PSMA degli stati e verificare in che misura vengono applicati i controlli portuali obbligatori contro lo sbarco di pesce INN, specie nel corso delle visite a porti.
  4. Posso seguire il pesce "dall'amo fino alla terraferma"? Nonostante i vantaggi percepiti della pratica del trasbordo per le flotte di pesca internazionali, le lacune del controllo e monitoraggio regolamentare di questa attività in mare creano opportunità per una dubbia, se non assente, segnalazione della cattura. Ne consegue il riciclaggio di milioni di dollari di pesce pescato illegalmente ogni anno, poiché la cattura proveniente da navi da pesca diverse viene scaricata su queste imbarcazioni di trasporto. Il quarto punto consiste nel richiedere che tutti i pescherecci impegnati nel trasbordo in mare dispongano di un'autorizzazione appropriata e che siano pienamente monitorati, da assistenti elettronici, umani o da una combinazione di entrambi. Se questo non può essere verificato, potete bandire il trasbordo dalla vostra catena di approvvigionamento, fino a quando i fornitori non saranno in grado di dimostrarvi che tale pratica avviene in modo legale e verificabile.
  5. Le persone operano in condizioni lavorative sicure? La pesca commerciale è una delle professioni più pericolose al mondo.4 Tuttavia non sono previsti standard di sicurezza internazionali per le imbarcazioni da pesca. La mancanza di sistemi di supervisione nel settore ittico commerciale comporta che le navi possano operare con misure di sicurezza ridotte o assenti. Il quinto punto consiste nel garantire che gli equipaggi e gli osservatori presenti a bordo, all’interno della vostra catena di approvvigionamento, abbiano la possibilità di lavorare in condizioni di lavoro sicure e che le imbarcazioni rispondano agli standard di sicurezza definiti nell'Accordo di Città del Capo. Potete esortare gli stati bandiera a ratificare l'accordo, agevolando la sua entrata in vigore effettiva ed elevando gli standard di sicurezza globali.

Conclusioni

Avete la possibilità di rivestire un ruolo fondamentale nel contrastare la pesca INN e migliorare le condizioni di sicurezza e di lavoro a bordo delle imbarcazioni attraverso un esame della catena di approvvigionamento e seguendo i cinque punti sopra descritti. Assicurare efficaci meccanismi di vigilanza dell'attività di pesca è importante per proteggere il settore legittimo e per impedire a chi opera in modo illegittimo di approfittare di un vantaggio ingiusto. L’attuazione di politiche atte a richiedere la tracciabilità del pesce, delle persone e delle imbarcazioni dal momento della pesca fino allo sbarco ridurrebbe al minimo i buchi normativi sfruttati da alcuni operatori per abusare degli oceani e degli individui che da essi dipendono.

Note finali

  1. International Labour Organization of the United Nations, "Work in Fishing Convention 2007, C188", http://www.ilo.org/dyn/normlex/en/f?p=NORMLEXPUB%3A12100%3A0%3A%3ANO%3A12100%3AP12100_INSTRUMENT_ID%3A312333%3ANO.
  2. International Maritime Organization of the United Nations, "Circular Letter No. 1886/Rev.6", http://www.iuuwatch.eu/wp-content/uploads/2016/11/FINAL-Circular-Letter-No.-No.1886-Rev.6-Implementation-Of-Resolution-A.107828-IMO-Ship-Identification-Number-Scheme-Secretariat.pdf.
  3. Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), "Global Record of Fishing Vessels, Refrigerated Transport Vessels and Supply Vessels", http://www.fao.org/global-record/en/.
  4. Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), "Safety at Sea as an Integral Part of Fisheries Management" (2001), https://www.ntsb.gov/news/events/Documents/2010_Fishing_Vessel_Safety_FRM-29-FAO-Pub-966.pdf.
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