Le reti da posta derivanti nel Mediterraneo. Una storia di (non) azione
“Rete da posta derivante”: [sost.] qualsiasi rete da imbrocco mantenuta in superficie o a una certa distanza da essa per mezzo di galleggianti, lasciata alla deriva sotto l'azione delle correnti, liberamente o insieme all'imbarcazione a cui può essere fissata. Può essere munita di dispositivi volti a stabilizzare la rete e/o a limitarne la deriva. — Regolamento del Consiglio dell'Unione Europea (CE) n. 809/2007
Antefatto
Le reti da posta derivanti sono state bandite dalle acque nazionali da molti paesi e in mare aperto da diversi organismi internazionali, fra cui le Nazioni Unite, soprattutto a causa dello spreco puro e semplice che è connaturato in questo metodo di pesca. Infatti, oltre alle specie che sono obiettivo di questo tipo di pesca, le reti da posta derivanti uccidono un grande numero di animali come cattura accessoria – ovvero specie marine non destinate alla cattura – fra cui balene, tartarughe marine, delfini e squali.
Tuttavia, una flotta di reti da posta derivanti attiva – e spesso illegale – continua a operare dall'Italia. Pescherecci muniti di reti da posta derivanti cacciano tonni rossi e pesce spada, praticando questo tipo di pesca nonostante la Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tonni Atlantici (ICCAT), l'organismo responsabile della gestione di queste specie vulnerabili, abbia bandito l'impiego di queste reti per catturarli. L'Unione Europea è membro dell'ICCAT, e pertanto l'Italia ha l'obbligo di conformarsi alle sue decisioni. Recenti indagini in Italia hanno rivelato che le autorità locali non stanno intraprendendo alcuna azione volta all'applicazione del divieto delle reti da posta derivanti. In luglio è stata scoperta un'organizzazione di traffici illegali molto diffusa, con prove che dimostravano che i documenti di pesca dei tonni rossi venivano regolarmente falsificati o non presentati, consentendo la cattura dei tonni con reti da posta derivanti e la loro immissione illegale sul mercato.
Azioni Urgenti
Il Pew Environment Group esorta quindi l'UE e l'ICCAT a intraprendere un'azione decisa per porre freno al continuo sprezzo da parte dell'Italia del divieto sulle reti da posta derivanti. Come primo e immediato passo, ogni operatore italiano che abbia dimostratamente intrapreso azioni oggetto di divieto con reti da posta derivanti dovrebbe essere inserito nella lista nera dei pescherecci dell'ICCAT. In questo modo, essi non potrebbero cacciare tonno rosso o pesce spada, e scoraggerebbe gli importatori e gli altri settori coinvolti dall'acquistare queste specie da pescherecci iscritti sulla lista nera. I Paesi dell'ICCAT dovrebbero inoltre applicare un sistema di documentazione elettronico delle catture, per affrontare le frodi, la cattiva informazione e i ritardi connessi all'attuale sistema cartaceo di tracciabilità.